Un partito a respiro maggioritario
significa autonomia e saper aggregareGentile direttore,
Angelo Panebianco ci ha offerto un stimolante punto di vista sul partito democratico. Con una certa brutalità ci ammonisce sulla “scarsa credibilità dell’offerta politica, sull’assenza di un insieme di idee e proposte potenzialmente in grado di convincere una parte rilevante di elettori”. Approfitto dello stimolo per proporre alcune riflessioni.L’idea del partito con “respiro” maggioritario, che difendo, significa capacità di offrire all’Italia un racconto politico – fatto di valori, idee e proposte – forte e strategico, proprio per competere, come suggerisce Panebianco, nella sfida elettorale e di rappresentanza non sul piano tattico degli accordi partitici (che semmai vengono dopo).
Il Pd o è partito autonomo, forte e aggregatore, o non è. E se pensiamo che per vincere dobbiamo decidere delle alleanze prima di sapere chi siamo, chi siamo non lo sapremo mai. Ecco perché ho detto che mi sembra difficile, oggi, un’alleanza strategica con l’Udc, da cui ci dividono valori identitari (altra cosa la possibilità di progetti locali, sulla base di programmi amministrativi comuni e dell’autonomia di ogni territorio).
Il Pd (che ho in mente) è una forza che non teme di compiere scelte chiare sui temi che oggi dividono, di dire che stiamo dalla parte dei diritti delle persone, che difendiamo un’idea di laicità come metodo di discussione e decisione, senza sentirsi depositari della verità, ma con il dubbio che permette di ascoltare l’altro e di rispettare le decisioni prese a maggioranza.
I diritti civili, la vasta sfera di questioni che toccano la vita, la salute, le libertà delle persone e l’equilibrio con l’ambiente non sono temi marginali, ma indicano, appunto, la nostra identità di forza progressista.
Ci sono poi le idee sui temi in una visione alternativa al modello semplificato di Berlusconi. “Si è si, no è no, tutto il resto è del maligno” dice una frase del Vangelo a me cara, ed è a questo principio che si ispira il programma che propongo. Si può essere d’accordo o meno, ma sfido a trovare ancora le vecchie ambiguità: no al nucleare, ad esempio, o si ad un mercato del lavoro flessibile e sicuro, con contratto unico, salario minimo garantito e reddito di cittadinanza. O, ancora, no ad ogni forma di intromissione della politica nelle nomine, dalla Rai alla sanità. Si ai collegi uninominali per riqualificare la rappresentanza. Sono solo esempi, ma indicano la strada: non dire quello che conviene, né seguire il senso comune sondaggistico, ma affermare quello che crediamo giusto.
Ancora un esempio, sull’immigrazione, che Panebianco indica giustamente come tema decisivo. L’immigrazione è una risorsa per l’Italia, economica e sociale, di cui oggi non possiamo fare a meno. Si parla tanto di respingimenti, che rifiutiamo, ma dobbiamo sapere che non è dal mare che arriva la maggioranza dei clandestini. Non è con la propaganda che si risolvono i problemi. Propongo quattro cose: permessi di soggiorno temporanei per la ricerca di lavoro, metodi rigidi di controllo e verifica degli ingressi – sul modello americano, con documenti elettronici, controllo di iride e impronte digitali, fermezza assoluta per chi non rispetta le regole – jus soli per far essere italiano chi nasce e cresce da noi, diritto di voto amministrativo.
Ignazio Marino
14 settembre 2009
martedì 15 settembre 2009
Marino: "Un partito a respiro maggioritario significa autonomia e saper aggregare"
Ignazio Marino replica così all'editoriale di Panebianco:
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